La Cucina Cinese fra Storia e Cultura: Guida alla Gastronomia Tradizionale

Nella lingua cinese, il termine “gastronomia” è reso con i due monosillabi Peng e Tiao: il primo vuol dire “cuocere”, il secondo “armonizzare gusti e colori” e “condire” i cibi. Da ciò si può capire come, nella cultura tradizionale cinese, la gastronomia abbia rappresentato sin dall’inizio un’arte complessa e raffinata, in cui, oltre alle tecniche di cottura degli alimenti, si è attribuita notevole importanza alla perfezione dei sapori, all’esaltazione dei gusti e degli aromi, alla valorizzazione estetica dei piatti.
La cucina cinese può vantare ormai una storia di quattromila anni. Sin dalle dinastie Xia (2205-1776 a.C.), Shang (1765-1122 a.C.) e Zhou (1121-256 a.C.), si cominciò a prestare attenzione ai sapori e all’aspetto esterno delle pietanze. La cucina cominciò a perfezionarsi, con la nascita della gastronomia vera e propria: si affermò già in questo periodo la norma di esaltare i profumi in primavera, il gusto amaro in estate e il piccante in autunno.
Durante il periodo degli Stati combattenti (IV sec. a.C. – 221 a.C.), si stabilì il principio che gli elementi chiave della gastronomia sono: il tempo di cottura e il condimento. Ossia, da una parte si constatò l’importanza del controllo della fiamma durante la cottura e si fissarono concetti come ji huo (fuoco alto), wang huo (fuoco medio) e man huo (fuoco lento); dall’altra, si notò come, per eliminare i sapori poco gradevoli dei cibi ed esaltarne quelli piacevoli, occorresse armonizzare, in modo adeguato tra loro, i cinque gusti base, cioè l’agro, il dolce, l’amaro, il piccante e il salato.
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| Calderone Dinastia Han |
Grazie alle notevoli dimensioni della Cina, all’abbondanza ed alla varietà dei cibi, a seconda dei diversi aspetti storici, economici e culturali, hanno preso forma e si sono diffusi diversi tipi di cucine. Nel primo periodo dell’epoca Qing, si affermarono le cucine delle province di Shandong, Guangdong, Sichuan e Jiangsu; verso la fine di tale dinastia, però, nacquero e si diffusero anche le cucine delle provincie di Zhejiang, Fuzhou, Hunan e Anhui, ciascuna con le proprie caratteristiche e peculiarità. Si passò, quindi, dalle quattro grandi regioni culinarie del primo periodo, alle otto grandi cucine della fine dei Qing, con l’ulteriore consolidamento di una tradizione culinaria, che infine appare, unica al mondo.
La cucina cinese non è soltanto il risultato di una lunga storia culturale, ma anche il riflesso diretto della geografia del Paese. Il vasto territorio della Cina comprende regioni montuose, pianure fertili, zone desertiche e lunghi tratti costieri. In ogni area, la cucina si è sviluppata in base alle risorse naturali disponibili, al clima e alle abitudini agricole. Questo spiega perché i sapori, le tecniche e gli ingredienti variano così profondamente da una regione all’altra.
Nelle regioni settentrionali, come lo Shandong o la zona di Pechino, il clima è più secco e continentale, con inverni rigidi ed estati calde. Qui la coltivazione del grano prevale su quella del riso, che richiede un clima più umido. Per questo motivo, nella cucina del nord abbondano cibi a base di farina di frumento: noodles, jiaozi (ravioli), mantou (panini al vapore) e bing (focacce). I piatti tendono a essere sostanziosi e salati, spesso cucinati con aglio, cipollotti e salse fermentate, per riscaldare il corpo nei mesi freddi.
Al contrario, nel sud della Cina, in particolare nelle province di Guangdong, Fujian, Zhejiang e Jiangxi, il clima è caldo e umido, ideale per la coltivazione del riso. Non a caso, il riso è l’alimento base in queste regioni, sia come accompagnamento che come ingrediente principale di piatti come zuppe, congee e torte di riso. Essendo regioni costiere, il pesce e i frutti di mare occupano un posto centrale nella gastronomia locale. I piatti sono generalmente più leggeri, aromatici e delicati, con un uso sapiente delle tecniche di cottura al vapore e degli ingredienti freschi.
Le regioni interne e montuose, come il Sichuan e lo Hunan, presentano una geografia complessa, fatta di rilievi e vallate attraversate da grandi fiumi. Il clima può essere umido e caldo, ma anche instabile, con forti escursioni termiche. Queste condizioni hanno favorito l’uso di spezie, peperoncino, zenzero e il celebre pepe di Sichuan, che aiutano a conservare i cibi e stimolano l'appetito nei climi umidi. Le cucine di queste regioni sono famose per i loro sapori forti, speziati e piccanti, e per l'uso di tecniche come la stufatura e la frittura rapida.
Nella Cina orientale, in province come il Jiangsu e lo Zhejiang, la presenza di grandi fiumi come il Fiume Azzurro (Yangtze) e una rete intricata di laghi e canali ha favorito una cucina basata sull’acqua dolce, con ampio uso di pesci e crostacei fluviali. Queste regioni, caratterizzate da un’economia storicamente prospera, hanno sviluppato una cucina raffinata ed elegante, con piatti curati nella presentazione e cotture elaborate. Il sapore è spesso equilibrato, tendente al dolce, e si fa largo uso di salse leggere e brodi.
La provincia di Anhui, situata in una zona prevalentemente montuosa e boscosa, ha sviluppato una cucina più rustica e semplice, basata su ingredienti locali come funghi, erbe selvatiche e animali da cortile. La scarsità di risorse raffinate ha portato a valorizzare ciò che la natura offriva spontaneamente, con metodi di cottura lenti e profondi come la brasatura. La cucina riflette così l’ambiente circostante: selvaggio, ricco di boschi, e meno aperto ai commerci rispetto alle regioni costiere.
Nel corso del suo sviluppo storico, la gastronomia cinese ha raccolto il meglio di tecniche e metodologie delle cucine d’Occidente, arricchendosi e traendo linfa vitale da tali contributi.
Da qui la gran numero di peculiarità che essa presenta, quali l’arte della combinazione degli ingredienti. Essa consiste nell’abbinamento degli ingredienti in modo da formare un piatto completo e perfetto. Dalla combinazione risulta l’estetica dell’intero piatto, la corretta armonizzazione degli alimenti, nonché il sapore ed il valore nutritivo del piatto. L’arte della combinazione degli ingredienti riguarda sia la quantità e il sapore degli ingredienti, che la forma, il colore e la consistenza degli stessi.
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| Preparazione Lamian Noodles |
Varie sono le forme che si possono ottenere, a seconda del piatto: strisce, striscioline, fettine, fette, cubetti, dadini, granelli, poltiglia, macinato, oppure, tipo “fiori di litchi”, “spighe di granoturco”, “fiori di melograno”, “fiori di crisantemo”, nonché tagli a forma di spirale, palla, foglie di salice, ecc..
Molteplici sono i metodi di cottura, che ammontano ad un centinaio, grazie ai quali i piatti cinesi presentano una varietà eccezionale di colori, profumi, sapori e forme. I metodi fondamentali di cottura sono: friggere, saltare, cuocere sottovuoto, friggere velocemente in olio bollente, friggere in olio abbondante, stufare, brasare, soffriggere, bollire, arrostire, cuocere al vapore, caramellare, fermentare, cuocere al forno, dorare.
Grande è la varietà dei sapori, difficilmente riscontrabile nell’arte culinaria di qualsiasi altro Paese al mondo. Ai suddetti sapori semplici, quali dolce, agro, salato, amaro e piccante, nella cucina cinese si aggiungono i sapori composti, come l’agro-salato, il dolce-salato, l’agro-dolce, il salato-piccante, il piccante “ma la”, il piccante profumato, e così via. La bravura di un cuoco cinese consiste principalmente nella padronanza della qualità e quantità dei condimenti ed ingredienti da combinare per ottenere varie “sfumature” di sapori e fragranze raffinate.
Notevole è l’assortimento di piatti. Come accennato precedentemente, in Cina si hanno ben otto tipi diversi di cucine regionali, ossia quelle delle provincie di Shandong, Guangdong, Sichuan, Jiangsu, Fuzhou, Zhejiang, Hunan, Anhui, ecc. In Italia si sono affermate le cucine di Zhejiang, Guangdong, Sichuan e Jiangnan, ma vi è la possibilità di gustare anche le principali specialità delle altre cucine regionali.
Uno degli aspetti più affascinanti della gastronomia cinese è la stretta relazione con la medicina tradizionale. In Cina, il cibo è visto non solo come nutrimento, ma anche come strumento di prevenzione e cura, come veicolo per mantenere l’equilibrio tra yin e yang nel corpo. Secondo la medicina tradizionale cinese, ogni alimento possiede una "natura" (calda, fredda, tiepida, fresca o neutra) e agisce in modo diverso sui meridiani energetici del corpo. Ingredienti come lo zenzero, l’aglio, il ginseng o il goji non sono utilizzati solo per il sapore, ma anche per le loro proprietà terapeutiche. Per esempio, lo zenzero è ritenuto un alimento "caldo", adatto a trattare raffreddamenti, mentre la pera è "fresca", utile per umidificare i polmoni e calmare la tosse. La scelta degli alimenti cambia a seconda delle stagioni, degli stati emotivi e delle condizioni fisiche, secondo un’antica concezione per cui “curarsi mangiando” è la forma più naturale e quotidiana di medicina preventiva. Questa visione ha influenzato profondamente le scelte alimentari e la preparazione dei piatti, dando origine a una gastronomia che si propone anche come forma di benessere e di equilibrio psicofisico, e questa filosofia si riflette ancora oggi nelle abitudini alimentari di molte famiglie cinesi.
Alla base della filosofia gastronomica cinese si trova anche il concetto di Yin e Yang, due forze opposte e complementari che devono essere bilanciate in ogni aspetto della vita, inclusa la cucina. Gli alimenti Yin (freschi, leggeri, rinfrescanti) come cetriolo, anguria o tofu, si abbinano agli alimenti Yang (caldi, energizzanti, stimolanti) come aglio, agnello o peperoncino. Anche i metodi di cottura partecipano a questo equilibrio: la cottura a vapore è Yin, mentre la frittura è Yang. Un buon piatto cinese, dunque, è il risultato di una sapiente armonia tra queste due forze, capace di soddisfare non solo il palato, ma anche il corpo e lo spirito. Va da se che vi sono molte indicazioni su quali piatti e ingredienti mangiare a seconda delle stagioni (puoi approfondire nel post La cucina e le stagioni e provare le ricette stagionali).
I Sapori della Cucina Cinese:
I sapori base della cucina cinese sono 7, ossia: salato, dolce, agro, piccante, amaro, gustoso, aromatico. Il salato è il sapore base dei sapori base. Ogni piatto deve avere anzitutto una base salata, sulla quale,
come fondamenti si innesteranno altri sapori. Ad esempio, nei piatti con uso rilevante di zucchero e di olio, come nel caso dei dolci, aggiungendo il sale si riesce a renderli più leggeri e delicati. Tra i condimenti salati, oltre al sale, si usano la salsa di soia, la salsa di soia gialla, ecc.
Il sapore dolce, tra i sapori base, è secondo solo al salato. Esso predomina nei piatti delle varie cucine regionali cinesi. Molto adatta la freschezza degli ingredienti, principalmente riguardo ai sapori più forti. Tra i condimenti dolci, oltre allo zucchero bianco, allo zucchero di canna ed allo zucchero in cristalli (zucchero di roccia), si utilizza anche il miele.
L’agro è indispensabile per molti piatti. Non solo può costituire autonomamente il sapore di una pietanza, ma può anche coprire i sapori troppo intensi degli ingredienti principali e rendere più leggere le pietanze. È in particolare indispensabile nei piatti a base di pesci. Tra i condimenti agri, ci sono le tipologie di aceto di riso, ossia l’aceto rosso, l'aceto nero, l’aceto bianco, l’aceto affumicato, le prugne agre, il limone, la salsa di pomodori, la salsa di bacche di biancospino, ecc.
Il piccante è un sapore acuto e stimolante, con un profumo particolare, ed ha la capacità di attenuare il sapore intenso delle carni o del pesce. Gli ingredienti che contengono tale sapore sono, principalmente, il peperoncino, lo zenzero, il pepe, la mostarda ed il curry.
L’amaro, pur non essendo particolarmente amato, è un sapore che rende spesso le pietanze più leggere e digeribili. Per arricchire le pietanze di tale sapore si usano generalmente le scorze, la buccia di mandarino o di pomolo.
Il “gustoso” rende le pietanze molto appetibili. È per lo più contenuto negli alimenti stessi, per cui è sufficiente saperlo esaltare, ma si può potenziare aggiungendo il glutammato monosodico come esaltatore di sapidità, o se si preferisce, del sapore umami.
L’aromatico stimola l’appetito e rende i piatti più leggeri. Si usano a tal fine vino di riso, porri, radice di zenzero, aglio, corteccia di cannella, coriandolo, anice stellato, polvere delle cinque spezie, olio di sesamo, ecc.
Come annuncia la stessa parola, sono sapori composti da più sapori semplici, o sapori base. Oggi, la maggior parte delle pietanze presenta sapori composti, molto graditi da tutti. I sapori composti sono molteplici, e variano da regione a regione. I principali sono i seguenti:
1 - agro-dolce, deriva dalla combinazione di zucchero e aceto;
2 - dolce-salato, deriva dall’uso di salsa dolce di farina fermentata
3 - salato-gustoso, deriva dalla combinazione di salsa di soia densa, pasta di gamberetti e pasta di soia fermentata;
4 - piccante-salato, deriva dall’uso di olio di peperoncino, di salsa di soia piccante dello Sichuan, ecc.;
5 - profumato al pesce, deriva dalla combinazione dei 7 sapori base: dolce, agro, piccante, profumato, salato;
6 - piccante “ma la”, deriva dalla combinazione del sapore del peperoncino piccante Huajiao e del pepe di Sichuan, una combinazione piccante e intorpidente;
7 - sapore “strano”, deriva dalla combinazione dei sapori dolce, agro, “ma”, piccante, salato, profumato; si usa nel piatto “pollo al sapore strano” dello Sichuan con sesamo, peperoncino e pepe di Sichuan.
L’attribuzione del nome è di fondamentale importanza, in quanto può influire sensibilmente sulla fortuna di un piatto. Nella scelta del nome, occorre anzitutto far sì che esso corrisponda alla realtà dei fatti, che sia sufficientemente descrittivo del contenuto degli ingredienti fondamentali del piatto; in secondo luogo, occorre che sia poetico, suggestivo, raffinato. Dall’analisi dei nomi delle varie pietanze, si può desumere che le tecniche di attribuzione più diffuse sono le seguenti:
1 - in base alla modalità di cottura ed agli ingredienti principali adoperati, ad es.: "Gamberoni brasati", “Polpettine di maiale a vapore”, “Gamberoni fritti”, "Maiale brasato";
2 - in base ai condimenti usati assieme agli ingredienti principali, come “Maiale in agrodolce”, “Gamberoni fritti al sesamo”, "Manzo con rafano", "Maiale in salsa d'aglio";
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| Preparazione Budda salta il muro |
4 - in base a immagini poetiche e evocative, ispirate alla storia o alla flora, a pietre preziose o animali ed ai piatti, come "Budda che salta il muro", “Gamberetti di giada”, “pinoli di pesce-castagna rosse”, "Peperoni pelle di tigre";
5 - in base al luogo d’origine, come "Ravioli di Shanghai", “Anatra alla Pechinese”, "Pollo alla Hainan";
6 - in base a riferimenti letterari e storici, come “Ba Wang Bie Ji” (l'addio della concubina), nome di un testo dell’Opera di Pechino, o "Hóng Lóu Yàn" (Il banchetto del Sogno della camera rossa) ispirato al grande romanzo Qing 红楼梦 (Il sogno della camera rossa) di Cao Xueqin.
7 - In base all’aspetto o alla forma del piatto, alcuni piatti sono chiamati in base alla loro forma visiva, che può ricordare oggetti o animali, come "Polpette testa di leone", "Orecchie di gatto" (tipo di pasta), "Nidi di rondine" (piatti presentati in forma di nido), "Pesce scoiattolo";
8 - In base alla funzione o occasione del piatto, per esempio alcuni piatti sono tipici di festività o occasioni specifiche, e a volte lo riportano nel nome, come il "Pesce dell’anno nuovo", la Torta della luna" (per la Festa di Metà Autunno), gli "Spaghetti della longevità" (per i compleanni);
9 - in base a riferimenti a personaggi storici o popolari, come “Brasato alla Dongpo”, "Brasato del generale Mao", "Pollo del Generale Tso", “Mapo Doufu”, "Gong Bao Ji Ding";
Un'altra dimensione spesso sottovalutata della gastronomia cinese è la sua componente artistica e visiva. La disposizione dei cibi nel piatto non risponde soltanto a criteri di praticità o gusto, ma mira a costruire un’armonia di colori, forme e volumi. In molte tradizioni regionali, l’impiattamento è pensato come un piccolo quadro: il verde dei cetrioli o degli spinaci, il rosso del peperoncino, il bianco del riso, il giallo dello zenzero candito. Alcuni piatti vengono perfino modellati per assumere sembianze floreali, animali o simboli portafortuna. L’estetica non è fine a sé stessa: è considerata parte integrante dell’esperienza gustativa, nella convinzione che “si mangia con gli occhi prima che con la bocca”, un principio che ha guidato per secoli l’arte culinaria del Paese. L’equilibrio dei colori, la disposizione delle forme, la simmetria, e persino il significato simbolico degli ingredienti scelti sono tutti elementi essenziali nella preparazione di un piatto.
La Dinastia Qing fu una dinastia feudale dove il potere era accentrato nelle mani dei nobili del gruppo etnico minoritario dei Mancesi. Nel 1644 il re Fulin attraversò con l’esercito il confine fortificato ed occupò Pechino, facendone la capitale del suo regno. Una delle loro strategie consisteva nel corrompere gli ufficiali, i latifondisti e gli uomini colti del gruppo maggioritario Han. Per questo motivo nacque l’esigenza di un nuovo tipo di banchetto, quindi, per ragioni politiche ebbe origine il Banchetto Manchu Han.
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| Un banchetto della vittoria |
Nonostante i diversi nomi, si potevano contare due tipi principali di banchetti: quello dei Mancesi e quello degli Han. Nel Palazzo Reale c’erano delle regole ben precise per la scelta delle posate, le pentole per cucinare, le stoviglie da usare, il tipo di dolce e le persone da invitare. Per il Banchetto dei Mancesi c’erano sei portate, con, alla fine, i dolci secchi oppure la frutta fresca o conservata. Invece, per quello degli Han, c’erano diverse pietanze con la pasta e la frutta alla fine.
Alla fine del regno dell’Imperatore Kangxi, prevalse la stravaganza. Si dice che l’Imperatore consumasse insieme il Banchetto dei Mancesi e quello degli Han e da questo ebbe origine il nome di “Banchetto Manciu Han”.
Le pietanze di questo Banchetto erano molto ghiotte e gustose. C’erano “otto tipi di uccelli prelibati”, tra i quali la quaglia, il cigno, la rondine rossa; c’erano “otto tipi di cibi prelibati provenienti dal mare”, come le pinne di squalo, l’oloturia, lo stomaco di pesce; c’erano “otto animali selvatici prelibati”, quali la cerva, il pelo del cammello, il pelo di leopardo, il piede dell’orso, lo zibetto, la testa di scimmia, la lingua del dromedario, la coda di pantera e di leopardo, la coda di rinoceronte e “otto verdure prelibate”, come la tremella (fungo Orecchio di argento), i germogli di bambù ed altri tipi di funghi rari. Era un assaggio continuo di cibi rari e ghiotti.
Quando arrivavano gli ospiti, venivano invitati a rinfrescarsi il viso, poi venivano serviti, insieme ad un buon tè profumato, quattro dolcetti raffinati a forma di panini simili ai nostri cappellini. Dopodiché assaggiavano i semi dell’anguria ed i pinoli. Gli ospiti giocavano a scacchi, improvvisavano poesie, dipingevano o chiacchieravano tra di loro. La tavola era già imbandita: quattro tipi di frutta, come l’arancia, il mandarino, il pomelo dolce e la mela venivano posti ai quattro angoli della tavola; venivano distribuiti altri quattro piattini contenenti tipi di frutta secca di Pechino, quali, i semi di zucca, la
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| Banchetto al Wanshuyuan Garden |
Nelle ricette per gli imperatori della dinastia Qing, oltre ai piatti prelibati di vari tipi ed i cibi raffinantissimi, c’era anche un piatto molto semplice, la minestra di mais. Nel libro “Aneddoti del Palazzo Reale della Dinastia Qing” scritto da Deling, si documenta che la Regina Madre Cixi amava molto questa pietanza. Allora, come mai un cibo semplice è entrato nelle ricette reali?
Una leggenda dice che una volta l’Imperatore Kangxi andò a caccia con i suoi servitori nlla zona di Changshanyu a Luanping. Al tramonto, mentre l’Imperatore si stava preparando a tornare, vide passare un cerbiatto. Kangxi, estrasse l’arco e le frecce e spronò il cavallo ad inseguirlo. Ma nonostante la lunga corsa, quando l’Imperatore era ormai tutto sudato, il cerbiatto sparì dietro una collina. Era già buio, lui non trovava neanche i servitori. Esausto e affamato, decise di ritornare indietro.
Dopo un po’, all’improvviso, vide lontano una luce fioca. Quando si avvicinò si accorse che era una casa di contadini. Kangxi si fermò e dalla finestra intravide un anziano con i capelli bianchi che stava cenando con i suoi figli; sulla tavola c’era la polenta calda, la minestra di mais, la lepre bollita con i funghi e un piatto di verdura mista. Il profumo che arrivò alle narici di Kangxi era veramente appetitoso. L’Imperatore, affamato, entrò nella casa, salutò la famiglia e chiese: “Sono di passaggio, poiché è tardi ed ho molta fame, posso favorire?” Le persone di montagna erano molto ospitali, vedendo un forestiero subito lo invitarono a sedersi a capotavola. Kangxi cominciò a mangiare insieme a loro, gli sembrava di non aver mai assaggiato pietanze così gustose; la sua preferita era la minestra di mais così rinfrescante e saporita, aveva anche una bella presenza, sembrava fatta di perline e ne mangiò tre piatti. La famiglia fu molto contenta di vedere questo ospite gustare tanto la loro cena.
Dopo cena, l’imperatore chiese: “Chi ha preparato una cena così squisita? Una bravissima cuoca, sicuramente!” Invece l’anziano rispose ridendo: “No, a casa nostra non c’è una donna. Ho solo tre figli maschi, il figlio maggiore va a caccia, il secondo va a tagliare legna ed il più piccolo sta a casa, cura l’orto e la cucina; questa cena l’ha preparata proprio lui.” L’imperatore notò che il figlio piccolo era un bel ragazzo ed ebbe subito una buona impressione.
A questo punto arrivarono i servitori dell’Imperatore, e visto il cavallo di Kangxi, entrarono. I contadini capirono che il loro ospite era l’Imperatore e si inchinarono a lui. Kangxi ridendo disse loro: “Mi ha fatto molto piacere vedervi vivere insieme felici e tranquilli!” Ordinò di premiarli con cento soldi, e lasciò la casa.
Dopo un po’ di giorni, Kangxi aveva voglia di mangiare quella buona minestra di mais, perciò ordinò ad un servitore di trovare il figlio minore della famiglia che lo aveva ospitato e di fargli cucinare la prelibata minestra di mais. Da allora, la minestra di mais è entrata nelle ricette reali.
Il ristorante Fangshan era la cucina del Palazzo Reale della Dinastia Qing. Lì c’erano i migliori cuochi della Cina, preparavano le pietanze più gustose del paese.Durante le feste primaverili gli uccelli, i pesci, gli animali selvatici e gli insetti più esclusivi servivano per cucinare queste deliziose pietanze per la regina.
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| L'imperatrice Cixi |
Qualche giorno dopo tornò vittoriosamente a Pechino da Xian con l’Imperatore, la Regina e le concubine. Passato un po’ di tempo aveva nostalgia dei panini di sorgo, quindi ordinò alla cucina di prepararne qualcuno. Quando furono pronti, li assaggiò e le sembrarono così disgustosi che per la rabbia ordinò di uccidere i cuochi. Altri cuochi, terrorizzati, si riunirono per cercare una soluzione. Un vecchio cuoco ebbe un’idea: “Proviamo a preparare panini più piccoli, che pesano mezz’etto ciascuno, con la farina di castagna e con lo zucchero, vediamo se le piacciono.” Tutti furono d’accordo.
Questi panini erano bellissimi ed erano anche buonissimi. Quando Cixi li assaggiò, fu molto contenta e disse: “Finalmente ho ritrovato i panini che mangiai durante l’esilio!” La notizia arrivò alla cucina, i cuochi tirarono un respiro di sollievo. Da allora, la Cucina Reale divenne sempre più famosa. Adesso, i panini del Ristorante Fangshan sono fatti con la farina di granturco e con lo zucchero, sono molto raffinati ed il sapore somiglia molto a quello dei panini fatti con la farina di castagna.
Una leggenda dice che quando l’Imperatore Qianlong si recò a sud per la quarta volta, mise i panini di un commerciante e arrivò nella campagna di Chunchangyang, a nord della Provincia del Fujian. Attratto dalla bellezza della natura, e si dimenticò dell’appuntamento con le guardie, così si perse nei campi.
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| L'imperatore Quianlong |









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