La Cucina Cinese fra Storia e Cultura: Guida alla Gastronomia Tradizionale

La Cucina Cinese fra Storia e Cultura
La gastronomia è la scienza che studia gli ingredienti, le loro tecniche di preparazione e di cottura, le condizioni che determinano l’armonizzazione dei sapori, i colori, i gusti e l’aspetto estetico dei piatti, nonché gli strumenti, gli utensili e le modalità di conservazione e potenziamento dei principi nutritivi contenuti nei diversi alimenti.

Nella lingua cinese, il termine “gastronomia” è reso con i due monosillabi Peng e Tiao: il primo vuol dire “cuocere”, il secondo “armonizzare gusti e colori” e “condire” i cibi. Da ciò si può capire come, nella cultura tradizionale cinese, la gastronomia abbia rappresentato sin dall’inizio un’arte complessa e raffinata, in cui, oltre alle tecniche di cottura degli alimenti, si è attribuita notevole importanza alla perfezione dei sapori, all’esaltazione dei gusti e degli aromi, alla valorizzazione estetica dei piatti.

Storia
La cucina cinese può vantare ormai una storia di quattromila anni. Sin dalle dinastie Xia (2205-1776 a.C.), Shang (1765-1122 a.C.) e Zhou (1121-256 a.C.), si cominciò a prestare attenzione ai sapori e all’aspetto esterno delle pietanze. La cucina cominciò a perfezionarsi, con la nascita della gastronomia vera e propria: si affermò già in questo periodo la norma di esaltare i profumi in primavera, il gusto amaro in estate e il piccante in autunno. 

Durante il periodo degli Stati combattenti (IV sec. a.C. – 221 a.C.), si stabilì il principio che gli elementi chiave della gastronomia sono: il tempo di cottura e il condimento. Ossia, da una parte si constatò l’importanza del controllo della fiamma durante la cottura e si fissarono concetti come ji huo (fuoco alto), wang huo (fuoco medio) e man huo (fuoco lento); dall’altra, si notò come, per eliminare i sapori poco gradevoli dei cibi ed esaltarne quelli piacevoli, occorresse armonizzare, in modo adeguato tra loro, i cinque gusti base, cioè l’agro, il dolce, l’amaro, il piccante e il salato.

Calderone Dinastia Han

Durante le epoche Tang (618-907 d.C.) e Song (960-1279 d.C.), si modificarono i bruciatori dei fornelli, che passarono da un solo foro per la fuoriuscita del gas a più fori. Aumentò l’importanza attribuita al tipo di fiamma da utilizzare a seconda dell’effetto che si voleva ottenere sui cibi (ossia duro, tenero, friabile o croccante), si prestò ancora più attenzione ai colori, forme, sapore ed estetica dei piatti, e si pubblicarono i primi testi di gastronomia. Infine, durante l’epoca Qing (1644-1911), si registrò un ulteriore notevole sviluppo dell’arte culinaria cinese, che raggiunse il culmine nella celebre opera Man Han Jin Xi.

Geografia
Grazie alle notevoli dimensioni della Cina, all’abbondanza ed alla varietà dei cibi, a seconda dei diversi aspetti storici, economici e culturali, hanno preso forma e si sono diffusi diversi tipi di cucine. Nel primo periodo dell’epoca Qing, si affermarono le cucine delle province di Shandong, Guangdong, Sichuan e Jiangsu; verso la fine di tale dinastia, però, nacquero e si dif­fusero anche le cucine delle pro­vincie di Zhejiang, Fuzhou, Hunan e Anhui, ciascuna con le proprie caratteristiche e pecu­liarità. Si passò, quindi, dalle quattro grandi regioni culinarie del primo periodo, alle otto grandi cucine della fine dei Qing, con l’ulteriore consoli­damento di una tradizione culina­ria, che infine appare, unica al mondo. 

La cucina cinese non è soltanto il risultato di una lunga storia culturale, ma anche il riflesso diretto della geografia del Paese. Il vasto territorio della Cina comprende regioni montuose, pianure fertili, zone desertiche e lunghi tratti costieri. In ogni area, la cucina si è sviluppata in base alle risorse naturali disponibili, al clima e alle abitudini agricole. Questo spiega perché i sapori, le tecniche e gli ingredienti variano così profondamente da una regione all’altra.

Nord della Cina: grano, pasta e piatti robusti
Nelle regioni settentrionali, come lo Shandong o la zona di Pechino, il clima è più secco e continentale, con inverni rigidi ed estati calde. Qui la coltivazione del grano prevale su quella del riso, che richiede un clima più umido. Per questo motivo, nella cucina del nord abbondano cibi a base di farina di frumento: noodles, jiaozi (ravioli), mantou (panini al vapore) e bing (focacce). I piatti tendono a essere sostanziosi e salati, spesso cucinati con aglio, cipollotti e salse fermentate, per riscaldare il corpo nei mesi freddi.

Sud della Cina: clima umido e dominio del riso
Al contrario, nel sud della Cina, in particolare nelle province di Guangdong, Fujian, Zhejiang e Jiangxi, il clima è caldo e umido, ideale per la coltivazione del riso. Non a caso, il riso è l’alimento base in queste regioni, sia come accompagnamento che come ingrediente principale di piatti come zuppe, congee e torte di riso. Essendo regioni costiere, il pesce e i frutti di mare occupano un posto centrale nella gastronomia locale. I piatti sono generalmente più leggeri, aromatici e delicati, con un uso sapiente delle tecniche di cottura al vapore e degli ingredienti freschi.

Cina occidentale e centrale: montagna, spezie e sapori intensi
Le regioni interne e montuose, come il Sichuan e lo Hunan, presentano una geografia complessa, fatta di rilievi e vallate attraversate da grandi fiumi. Il clima può essere umido e caldo, ma anche instabile, con forti escursioni termiche. Queste condizioni hanno favorito l’uso di spezie, peperoncino, zenzero e il celebre pepe di Sichuan, che aiutano a conservare i cibi e stimolano l'appetito nei climi umidi. Le cucine di queste regioni sono famose per i loro sapori forti, speziati e piccanti, e per l'uso di tecniche come la stufatura e la frittura rapida.

Cina orientale: ricchezza fluviale e raffinatezza
Nella Cina orientale, in province come il Jiangsu e lo Zhejiang, la presenza di grandi fiumi come il Fiume Azzurro (Yangtze) e una rete intricata di laghi e canali ha favorito una cucina basata sull’acqua dolce, con ampio uso di pesci e crostacei fluviali. Queste regioni, caratterizzate da un’economia storicamente prospera, hanno sviluppato una cucina raffinata ed elegante, con piatti curati nella presentazione e cotture elaborate. Il sapore è spesso equilibrato, tendente al dolce, e si fa largo uso di salse leggere e brodi.

Cina settentrionale interna e Anhui: montagna e cucina rustica
La provincia di Anhui, situata in una zona prevalentemente montuosa e boscosa, ha sviluppato una cucina più rustica e semplice, basata su ingredienti locali come funghi, erbe selvatiche e animali da cortile. La scarsità di risorse raffinate ha portato a valorizzare ciò che la natura offriva spontaneamente, con metodi di cottura lenti e profondi come la brasatura. La cucina riflette così l’ambiente circostante: selvaggio, ricco di boschi, e meno aperto ai commerci rispetto alle regioni costiere.

Caratteristiche della gastronomia cinese
Nel corso del suo sviluppo sto­rico, la gastronomia cinese ha raccolto il meglio di tecniche e metodologie delle cucine d’Occidente, arricchendosi e traendo linfa vitale da tali contributi.

Da qui la gran numero di pecu­liarità che essa presenta, quali l’arte della combinazione de­gli ingredienti. Essa consiste nell’abbinamento degli ingre­dienti in modo da formare un piatto completo e perfetto. Dalla combinazione risulta l’este­tica dell’intero piatto, la corretta armonizzazione degli alimenti, nonché il sapore ed il valore nutritivo del piatto. L’ar­te della combinazione degli in­gredienti riguarda sia la quan­tità e il sapore degli ingredien­ti, che la forma, il colore e la consistenza degli stessi.

Preparazione Lamian Noodles
Altra prerogativa di un buon cuoco è una buona padronan­za della tecnica dell’uso del coltello, che permette il taglio regolare degli ingredienti, re­quisito fondamentale per una cottura uniforme ed un sa­pore equilibrato ed armonioso.

Varie sono le forme che si pos­sono ottenere, a seconda del piatto: strisce, striscioline, fettine, fette, cubetti, dadini, granelli, poltiglia, macina­to, oppure, tipo “fiori di litchi”, “spighe di granoturco”, “fiori di melograno”, “fiori di crisan­te­mo”, nonché tagli a forma di spirale, palla, foglie di salice, ecc..

Molteplici sono i metodi di cot­tura, che ammontano ad un centinaio, grazie ai quali i piatti cinesi presentano una va­rietà eccezionale di colori, pro­fumi, sapori e forme. I metodi fondamentali di cottura sono: friggere, saltare, cuocere sottovuoto, friggere velocemente in olio bollente, friggere in olio abbon­dante, stufare, brasare, soffrig­gere, bollire, arrostire, cuoce­re al vapore, caramellare, fermentare, cuocere al forno, dorare.

Grande è la varietà dei sapo­ri, difficilmente riscontrabile nell’arte culinaria di qualsiasi altro Paese al mondo. Ai suddetti sapori semplici, quali dolce, agro, salato, amaro e piccan­te, nella cucina cinese si aggiun­gono i sapori composti, come l’agro-salato, il dolce-salato, l’agro-dolce, il salato-piccante, il piccante “ma la”, il piccante­ profumato, e così via. La bravu­ra di un cuoco cinese consiste principalmente nella padrona­nza della qualità e quantità dei condimenti ed ingredienti da combinare per ottenere varie “sfumature” di sapori e fragran­ze raffinate.

Notevole è l’assortimento di piatti. Come accennato precedentemente, in Cina si hanno ben otto tipi diversi di cucine regionali, ossia quelle delle provincie di Shandong, Guangdong, Sichuan, Jiangsu, Fuzhou, Zhejiang, Hunan, Anhui, ecc. In Italia si sono af­fermate le cucine di Zhejiang, Guangdong, Sichuan e Jiangnan, ma vi è la possibilità di gustare anche le principali specialità delle altre cucine regionali.

Varie le tecniche di uso del­la fiamma: dalla tecnica del flambé all’ebollizione lenta; una varietà di
cotture che va da varie ore ad alcuni secondi. Inoltre, per alcune pietanze oc­corre un solo tipo di fiamma, per altre si ricorre a vari tipi di fiamma a seconda delle diverse fasi di preparazione.
In cinese, “tec­nica di uso della fiamma” si dice Huo Hou: huo vuol dire fiamma, hou tempo, quindi il termine indica la capacità di combinare sapientemente il tipo di fiamma al tempo di cot­tura. Padroneggiare il Huo Hou vuol dire saper adoperare le varie modalità di cottura a se­conda del tipo di piatto e del tipo di ingrediente (se è tene­ro o duro, piccolo o grosso, grande o piccolo, spesso o sottile, ecc.). 
La fiamma può essere principalmente di quattro tipi: alta, media, bassa o bassissi­ma: la fiamma alta si utilizza per saltati, bolliti, fritture veloci, fritture in olio abbondante; la fiamma media si usa per sof­friggere, cuocere lentamente a vapore, dorare, caramellare, stufare, brasare; la fiamma bas­sa è adatta per soffriggere; infine la fiamma bassissima è consigliata per mantenere caldi i cibi, per stufati o cotture molto lente. Molteplici i recipienti adoperati: ce ne sono in argilla, terracotta, ghisa, metallo, e vetro, e possiedono un proprio valore artistico, da armonizzare con quello dei cibi: a seconda delle pietanze, si utilizzano infatti recipienti di vario tipo, forma e colore, per un piacere che sia non solo della gola, ma anche dell’occhio. Si utilizzano pentole in ghisa, ferro battuto, acciaio, alluminio, terracotta, rame, l'immancabile Wok, mestoli di vario tipo, e tipici utensili vari, quali il cestello in bambù, il setaccio, il forchettone, le bacchette per cucinare, palette per wok e così via.

Influenze e scambi gastronomici
La gastronomia cinese, pur avendo sviluppato una propria identità millenaria, non è rimasta impermeabile agli scambi con altre culture. Attraverso le rotte commerciali come la Via della Seta, molti ingredienti e tecniche straniere sono stati assimilati e rielaborati. Il pepe nero, originario dell’India, fu incorporato in piatti regionali, mentre spezie come il cardamomo e il cumino furono adottate soprattutto nelle regioni nordoccidentali della Cina. Con l’intensificarsi degli scambi con l’Europa nel periodo Ming e Qing, anche ingredienti come le patate dolci, il mais e i pomodori trovarono spazio nella cucina contadina e poi in quella imperiale. La forza della gastronomia cinese è sempre stata la sua capacità di integrare e trasformare, senza snaturare, ciò che arriva da fuori. E non dimentichiamoci del Curry.

La medicina tradizionale nella gastronomia
Uno degli aspetti più affascinanti della gastronomia cinese è la stretta relazione con la medicina tradizionale. In Cina, il cibo è visto non solo come nutrimento, ma anche come strumento di prevenzione e cura, come veicolo per mantenere l’equilibrio tra yin e yang nel corpo. Secondo la medicina tradizionale cinese, ogni alimento possiede una "natura" (calda, fredda, tiepida, fresca o neutra) e agisce in modo diverso sui meridiani energetici del corpo. Ingredienti come lo zenzero, l’aglio, il ginseng o il goji non sono utilizzati solo per il sapore, ma anche per le loro proprietà terapeutiche. Per esempio, lo zenzero è ritenuto un alimento "caldo", adatto a trattare raffreddamenti, mentre la pera è "fresca", utile per umidificare i polmoni e calmare la tosse. La scelta degli alimenti cambia a seconda delle stagioni, degli stati emotivi e delle condizioni fisiche, secondo un’antica concezione per cui “curarsi mangiando” è la forma più naturale e quotidiana di medicina preventiva. Questa visione ha influenzato profondamente le scelte alimentari e la preparazione dei piatti, dando origine a una gastronomia che si propone anche come forma di benessere e di equilibrio psicofisico, e questa filosofia si riflette ancora oggi nelle abitudini alimentari di molte famiglie cinesi. 

Yin e Yang nell'alimentazione
Alla base della filosofia gastronomica cinese si trova anche il concetto di Yin e Yang, due forze opposte e complementari che devono essere bilanciate in ogni aspetto della vita, inclusa la cucina. Gli alimenti Yin (freschi, leggeri, rinfrescanti) come cetriolo, anguria o tofu, si abbinano agli alimenti Yang (caldi, energizzanti, stimolanti) come aglio, agnello o peperoncino. Anche i metodi di cottura partecipano a questo equilibrio: la cottura a vapore è Yin, mentre la frittura è Yang. Un buon piatto cinese, dunque, è il risultato di una sapiente armonia tra queste due forze, capace di soddisfare non solo il palato, ma anche il corpo e lo spirito. Va da se che vi sono molte indicazioni su quali piatti e ingredienti mangiare a seconda delle stagioni (puoi approfondire nel post La cucina e le stagioni e provare le ricette stagionali).

I Sapori della Cucina Cinese:

Sapori base
I sapori base della cucina cinese sono 7, ossia: salato, dolce, agro, piccante, amaro, gustoso, aromatico. Il salato è il sapore base dei sapori base. Ogni piatto deve avere anzitutto una base salata, sulla quale,
come fondamenti si innesteranno altri sapori. Ad esempio, nei piatti con uso rilevante di zucchero e di olio, come nel caso dei dolci, aggiungendo il sale si riesce a renderli più leggeri e delicati. Tra i condimenti salati, oltre al sale, si usano la salsa di soia, la salsa di soia gialla, ecc.

Il sapore dolce, tra i sapori base, è secondo solo al salato. Esso predomina nei piatti delle varie cucine regionali cinesi. Molto adatta la freschezza degli ingredienti, principalmente riguardo ai sapori più forti. Tra i condimenti dolci, oltre allo zucchero bianco, allo zucchero di canna ed allo zucchero in cristalli (zucchero di roccia), si utilizza anche il miele.

L’agro è indispensabile per molti piatti. Non solo può costituire autonomamente il sapore di una pietanza, ma può anche coprire i sapori troppo intensi degli ingredienti principali e rendere più leggere le pietanze. È in particolare indispensabile nei piatti a base di pesci. Tra i condimenti agri, ci sono le tipologie di aceto di riso, ossia l’aceto rosso, l'aceto nero, l’aceto bianco, l’aceto affumicato, le prugne agre, il limone, la salsa di pomodori, la salsa di bacche di biancospino, ecc.

Il piccante è un sapore acuto e stimolante, con un profumo particolare, ed ha la capacità di attenuare il sapore intenso delle carni o del pesce. Gli ingredienti che contengono tale sapore sono, principalmente, il peperoncino, lo zenzero, il pepe, la mostarda ed il curry.

L’amaro, pur non essendo particolarmente amato, è un sapore che rende spesso le pietanze più leggere e digeribili. Per arricchire le pietanze di tale sapore si usano generalmente le scorze, la buccia di mandarino o di pomolo.

Il “gustoso” rende le pietanze molto appetibili. È per lo più contenuto negli alimenti stessi, per cui è sufficiente saperlo esaltare, ma si può potenziare aggiungendo il glutammato monosodico come esaltatore di sapidità, o se si preferisce, del sapore umami.

L’aromatico stimola l’appetito e rende i piatti più leggeri. Si usano a tal fine vino di riso, porri, radice di zenzero, aglio, corteccia di cannella, coriandolo, anice stellato, polvere delle cinque spezie, olio di sesamo, ecc.

Sapori composti
Come annuncia la stessa parola, sono sapori composti da più sapori semplici, o sapori base. Oggi, la maggior parte delle pietanze presenta sapori composti, molto graditi da tutti. I sapori composti sono molteplici, e variano da regione a regione. I principali sono i seguenti:

1 - agro-dolce, deriva dalla combinazione di zucchero e aceto;

2 - dolce-salato, deriva dall’uso di salsa dolce di farina fermentata

3 - salato-gustoso, deriva dalla combinazione di salsa di soia densa, pasta di gamberetti e pasta di soia fermentata;

4 - piccante-salato, deriva dall’uso di olio di peperoncino, di salsa di soia piccante dello Sichuan, ecc.;

5 - profumato al pesce, deriva dalla combinazione dei 7 sapori base: dolce, agro, piccante, profumato, salato;

6 - piccante “ma la”, deriva dalla combinazione del sapore del peperoncino piccante Huajiao e del pepe di Sichuan, una combinazione piccante e intorpidente;

7 - sapore “strano”, deriva dalla combinazione dei sapori dolce, agro, “ma”, piccante, salato, profumato; si usa nel piatto “pollo al sapore strano” dello Sichuan con sesamo, peperoncino e pepe di Sichuan.

Principi e modalità di attribuzione del nome ai piatti cinesi
L’attribuzione del nome è di fondamentale importanza, in quanto può influire sensibilmente sulla fortuna di un piatto. Nella scelta del nome, occorre anzitutto far sì che esso corrisponda alla realtà dei fatti, che sia sufficientemente descrittivo del contenuto degli ingredienti fondamentali del piatto; in secondo luogo, occorre che sia poetico, suggestivo, raffinato. Dall’analisi dei nomi delle varie pietanze, si può desumere che le tecniche di attribuzione più diffuse sono le seguenti:

1 - in base alla modalità di cottura ed agli ingredienti principali adoperati, ad es.: "Gamberoni brasati", “Polpettine di maiale a vapore”, “Gamberoni fritti”, "Maiale brasato";

2 - in base ai condimenti usati assieme agli ingredienti principali, come “Maiale in agrodolce”, “Gamberoni fritti al sesamo”, "Manzo con rafano", "Maiale in salsa d'aglio";

Preparazione Budda salta il muro
3 - in base alle spezie ed all’in­grediente principale, come ad es.: “Pollo al curry”, “Manzo in salsa d’ostriche”, "Pollo al pepe di Sichuan";

4 - in base a immagini poetiche e evocative, ispirate alla storia o alla flora, a pietre preziose o animali ed ai piatti, come "Budda che salta il muro", “Gamberetti di giada”, “pinoli di pesce-castagna rosse”, "Peperoni pelle di tigre";

5 - in base al luogo d’origine, come "Ravioli di Shanghai", “Anatra alla Pechinese”, "Pollo alla Hainan";

6 - in base a riferimenti letterari e storici, come “Ba Wang Bie Ji” (l'addio della concubina), nome di un testo dell’Opera di Pechino, o "Hóng Lóu Yàn" (Il banchetto del Sogno della camera rossa) ispirato al grande romanzo Qing 红楼梦 (Il sogno della camera rossa) di Cao Xueqin.

7 - In base all’aspetto o alla forma del piatto, alcuni piatti sono chiamati in base alla loro forma visiva, che può ricordare oggetti o animali, come "Polpette testa di leone", "Orecchie di gatto" (tipo di pasta), "Nidi di rondine" (piatti presentati in forma di nido), "Pesce scoiattolo";

8 - In base alla funzione o occasione del piatto, per esempio alcuni piatti sono tipici di festività o occasioni specifiche, e a volte lo riportano nel nome, come il "Pesce dell’anno nuovo", la Torta della luna" (per la Festa di Metà Autunno), gli "Spaghetti della longevità" (per i compleanni);

9 - in base a riferimenti a personaggi storici o popolari, come “Brasato alla Dongpo”, "Brasato del generale Mao", "Pollo del Generale Tso", “Mapo Doufu”, "Gong Bao Ji Ding";

Gastronomia e arte visiva: l'estetica del piatto
Un'altra dimensione spesso sottovalutata della gastronomia cinese è la sua componente artistica e visiva. La disposizione dei cibi nel piatto non risponde soltanto a criteri di praticità o gusto, ma mira a costruire un’armonia di colori, forme e volumi. In molte tradizioni regionali, l’impiattamento è pensato come un piccolo quadro: il verde dei cetrioli o degli spinaci, il rosso del peperoncino, il bianco del riso, il giallo dello zenzero candito. Alcuni piatti vengono perfino modellati per assumere sembianze floreali, animali o simboli portafortuna. L’estetica non è fine a sé stessa: è considerata parte integrante dell’esperienza gustativa, nella convinzione che “si mangia con gli occhi prima che con la bocca”, un principio che ha guidato per secoli l’arte culinaria del Paese. L’equilibrio dei colori, la disposizione delle forme, la simmetria, e persino il significato simbolico degli ingredienti scelti sono tutti elementi essenziali nella preparazione di un piatto.
Ogni pietanza, per essere davvero completa, deve rispettare l’armonia dei “cinque colori” (五色 – wǔ sè), che corrispondono ai cinque elementi fondamentali (legno, fuoco, terra, metallo, acqua) della filosofia cinese. Questi colori – verde, rosso, giallo, bianco e nero – non solo stimolano l’appetito, ma trasmettono un senso di equilibrio e benessere. A ciò si aggiunge la regola della bellezza: un piatto deve sorprendere, incantare, raccontare qualcosa. Non è raro che una semplice insalata venga disposta come un ventaglio, una zuppa decorata come un paesaggio autunnale, o un vassoio di frutta scolpito come un giardino fiorito.

Impiattamento e Guǒshū Diāokè (果蔬雕刻)
Nei ristoranti cinesi più raffinati a fianco dello Chef agiscono due veri artisti del cibo, professionisti che trasformano ogni piatto in un piccolo capolavoro; c’è il maestro dell'impiattamento, che cura ogni dettaglio, dalla composizione degli ingredienti al loro posizionamento sul vassoio, creando “quadri” di colori e forme.

Con lui c’è il vero Artista dell’Intaglio di Frutta e Verdura, che con piccoli scalpelli e gesti sapienti dà vita a fiori di melone, fenici di ravanello, draghi di carota, e così via. puoi approfondire nel post impiattamento e Guǒshū Diāokè.

Il Banchetto Imperiale Manchu Han
La Dinastia Qing fu una dinastia feudale dove il potere era accentrato nelle mani dei nobili del gruppo etnico minoritario dei Mancesi. Nel 1644 il re Fulin attraversò con l’esercito il confine fortificato ed occupò Pechino, facendone la capitale del suo regno. Una delle loro strategie consisteva nel corrompere gli ufficiali, i latifondisti e gli uomini colti del gruppo maggioritario Han. Per questo motivo nacque l’esigenza di un nuovo tipo di banchetto, quindi, per ragioni politiche ebbe origine il Banchetto Manchu Han.

Secondo la tradizione imperiale della dinastia Qing a ogni banchetto doveva essere assegnato un nome. Ad esempio, quando un nuovo imperatore saliva al trono veniva organizzato un grande banchetto che veniva chiamato “il Banchetto della Fondazione”; quando iniziava un nuovo anno si faceva “Il Banchetto di Capodanno”; “il Banchetto della Vittoria” festeggiava una guerra vinta. Sotto l’Imperatore
Un banchetto della vittoria
Shunzhi, si sviluppò la tradizione del Banchetto dell’Inizio dell’Inverno, di quello del Matrimonio, di quello della Semina, quello degli Esami, quello dell’Incoronazione dell’Imperatore, quello del suo Compleanno, dell’Imperatrice e della Regina Madre ed infine il Banchetto degli Studiosi. Durante il regno di Kangxi e quello di Qianlong, la Dinastia Qing arrivò all’apice del suo splendore, e si racconta che fu dato il banchetto più grande dell’antica Cina con 5.000 commensali.

Nonostante i diversi nomi, si potevano contare due tipi principali di banchetti: quello dei Mancesi e quello degli Han. Nel Palazzo Reale c’erano delle regole ben precise per la scelta delle posate, le pentole per cucinare, le stoviglie da usare, il tipo di dolce e le persone da invitare. Per il Banchetto dei Mancesi c’erano sei portate, con, alla fine, i dolci secchi oppure la frutta fresca o conservata. Invece, per quello degli Han, c’erano diverse pietanze con la pasta e la frutta alla fine.

Alla fine del regno dell’Imperatore Kangxi, prevalse la stravaganza. Si dice che l’Imperatore consumasse insieme il Banchetto dei Mancesi e quello degli Han e da questo ebbe origine il nome di “Banchetto Manciu Han”.

Le pietanze di questo Banchetto erano molto ghiotte e gustose. C’erano “otto tipi di uccelli prelibati”, tra i quali la quaglia, il cigno, la rondine rossa; c’erano “otto tipi di cibi prelibati provenienti dal mare”, come le pinne di squalo, l’oloturia, lo stomaco di pesce; c’erano “otto animali selvatici prelibati”, quali la cerva, il pelo del cammello, il pelo di leopardo, il piede dell’orso, lo zibetto, la testa di scimmia, la lingua del dromedario, la coda di pantera e di leopardo, la coda di rinoceronte e “otto verdure prelibate”, come la tremella (fungo Orecchio di argento), i germogli di bambù ed altri tipi di funghi rari. Era un assaggio continuo di cibi rari e ghiotti.

Il rito del Banchetto
Quando arrivavano gli ospiti, venivano invitati a rinfrescarsi il viso, poi venivano serviti, insieme ad un buon tè profumato, quattro dolcetti raffinati a forma di panini simili ai nostri cappellini. Dopodiché assaggiavano i semi dell’anguria ed i pinoli. Gli ospiti giocavano a scacchi, improvvisavano poesie, dipingevano o chiacchieravano tra di loro. La tavola era già imbandita: quattro tipi di frutta, come l’arancia, il mandarino, il pomelo dolce e la mela venivano posti ai quattro angoli della tavola; venivano distribuiti altri quattro piattini contenenti tipi di frutta secca di Pechino, quali, i semi di zucca, la
Banchetto al Wanshuyuan Garden
mandorla tostata, i litchi secco ed il seme di loto candito. Tutta la tavola era apparecchiata come un bellissimo disegno. Quando gli ospiti erano tutti nei loro posti, prima veniva servita la frutta secca, poi il liquore freddo, il liquore caldo, poi il tè, poi ancora la pasta a base di pinne di squalo. Poi, i piatti venivano cambiati, veniva servito un panno caldo e bagnato per rinfrescarsi, e di nuovo un assaggio di frutta, antipasto misto freddo accompagnato da liquore caldo bevuto sommessamente alla moda cinese. Poi arrivavano la terza, la quarta portata. Quando finiva di essere servito il liquore, veniva servita la quinta portata a base di riso a vapore, la minestra di riso e la zuppa. Alla fine, altra frutta secca servita su un piatto d’argento. Infine una bacinella d’acqua per lavarsi il viso, ed il Banchetto era finito.

L’imperatore Kangxi e la zuppa di mais
Nelle ricette per gli imperatori della dinastia Qing, oltre ai piatti prelibati di vari tipi ed i cibi raffinantissimi, c’era anche un piatto molto semplice, la minestra di mais. Nel libro “Aneddoti del Palazzo Reale della Dinastia Qing” scritto da Deling, si documenta che la Regina Madre Cixi amava molto questa pietanza. Allora, come mai un cibo semplice è entrato nelle ricette reali?

Una leggenda dice che una volta l’Imperatore Kangxi andò a caccia con i suoi servitori nlla zona di Changshanyu a Luanping. Al tramonto, mentre l’Imperatore si stava preparando a tornare, vide passare un cerbiatto. Kangxi, estrasse l’arco e le frecce e spronò il cavallo ad inseguirlo. Ma nonostante la lunga corsa, quando l’Imperatore era ormai tutto sudato, il cerbiatto sparì dietro una collina. Era già buio, lui non trovava neanche i servitori. Esausto e affamato, decise di ritornare indietro.

Dopo un po’, all’improvviso, vide lontano una luce fioca. Quando si avvicinò si accorse che era una casa di contadini. Kangxi si fermò e dalla finestra intravide un anziano con i capelli bianchi che stava cenando con i suoi figli; sulla tavola c’era la polenta calda, la minestra di mais, la lepre bollita con i funghi e un piatto di verdura mista. Il profumo che arrivò alle narici di Kangxi era veramente appetitoso. L’Imperatore, affamato, entrò nella casa, salutò la famiglia e chiese: “Sono di passaggio, poiché è tardi ed ho molta fame, posso favorire?” Le persone di montagna erano molto ospitali, vedendo un forestiero subito lo invitarono a sedersi a capotavola. Kangxi cominciò a mangiare insieme a loro, gli sembrava di non aver mai assaggiato pietanze così gustose; la sua preferita era la minestra di mais così rinfrescante e saporita, aveva anche una bella presenza, sembrava fatta di perline e ne mangiò tre piatti. La famiglia fu molto contenta di vedere questo ospite gustare tanto la loro cena.

Dopo cena, l’imperatore chiese: “Chi ha preparato una cena così squisita? Una bravissima cuoca, sicuramente!” Invece l’anziano rispose ridendo: “No, a casa nostra non c’è una donna. Ho solo tre figli maschi, il figlio maggiore va a caccia, il secondo va a tagliare legna ed il più piccolo sta a casa, cura l’orto e la cucina; questa cena l’ha preparata proprio lui.” L’imperatore notò che il figlio piccolo era un bel ragazzo ed ebbe subito una buona impressione.

A questo punto arrivarono i servitori dell’Imperatore, e visto il cavallo di Kangxi, entrarono. I contadini capirono che il loro ospite era l’Imperatore e si inchinarono a lui. Kangxi ridendo disse loro: “Mi ha fatto molto piacere vedervi vivere insieme felici e tranquilli!” Ordinò di premiarli con cento soldi, e lasciò la casa.

Dopo un po’ di giorni, Kangxi aveva voglia di mangiare quella buona minestra di mais, perciò ordinò ad un servitore di trovare il figlio minore della famiglia che lo aveva ospitato e di fargli cucinare la prelibata minestra di mais. Da allora, la minestra di mais è entrata nelle ricette reali.

La Regina Madre Cixi e il Panino di Sorgo
Il ristorante Fangshan era la cucina del Palazzo Reale della Dinastia Qing. Lì c’erano i migliori cuochi della Cina, preparavano le pietanze più gustose del paese.Durante le feste primaverili gli uccelli, i pesci, gli animali selvatici e gli insetti più esclusivi servivano per cucinare queste deliziose pietanze per la regina. 

L'imperatrice Cixi
Durante il regno della Imperatrice Vedova Cixi, questo ristorante preparava le pietanze con grande cura. Cixi era molto esigente e ordinava un centinaio di piatti per ogni pasto. Per le feste ordinava anche vari tipi di dolci fatti con il crisantemo, con la giuggiola, ecc. Alla Festa di Chongyang andava al Giardino d’Estate per mangiare una pizza farcita con porchetta cotta su un particolare tipo di braciere.A settembre di ogni anno Cixi passava un periodo vegetariano, durante il quale i cuochi dovevano prepararle le verdure per una ventina di giorni. 
Un anno, in questo periodo, l’imperatrice aveva il raffreddore e non poteva gustare niente ma ordinò comunque un piatto di nove tipi di verdure. Il cuoco le preparò un piatto bello ed appetitoso, ma non appena lo assaggiò, subito rimproverò il cuoco e ordinò di ricucinarlo. Questa volta era ancora più gustoso ma l’imperatrice dopo averlo assaggiato si arrabbiò ancora più di prima e ordinò di uccidere i cuochi che lo avevano preparato. Nel 1900, l’Alleanza degli Otto Paesi Occidentali invase Pechino e Cixi fu costretta a fuggire con un gruppo di servitori. 
Dopo qualche giorno finirono tutte le scorte alimentari che avevano portato. Quando si avvicinarono a Xian l’imperatrice non potendo sopportare più la fame, ordinò ai servitori di fermarsi per cercare qualcosa da mangiare. Questi pensarono: “l'imperatrice è abituata a mangiare cibi raffinati, qui stiamo in mezzo alla strada, dove possiamo trovare tali prelibatezze?”. Nessuno sapeva cosa fare e Cixi, arrabbiata gridò loro: “Imbecilli, volete farmi morire di fame?” Un servitore rispose: “Sua Maestà, non si arrabbi, non siamo pigri, ma questa è una zona isolata, dove possiamo trovare da mangiare?”.
Proprio in quel momento, Cixi vide un gruppo dei profughi che stava poco più lontano, stavano mangiando qualcosa pertanto ordinò: “Andate a vedere che cosa stanno mangiando!” Un servitore si avvicinò e si accorse che stavano divorando grandi panini di sorgo, grossi quasi due o tre etti. Il servitore lo riferì alla imperatrice. Lei non aveva mai sentito parlare, né visto prima, di questi panini, era curiosa, e si avvicinò. Vide quei panini gialli che i profughi stavano mangiando con tanto gusto e chiese a uno di loro: “sono buoni?” “Buonissimi!”, rispose l’uomo. La sua fame aumentò tanto che chiese: “Posso assaggiarne uno?” Gliene diedero uno, Cixi lo assaggiò e le parve talmente gustoso che lo divorò subito tutto.

Qualche giorno dopo tornò vittoriosamente a Pechino da Xian con l’Imperatore, la Regina e le concubine. Passato un po’ di tempo aveva nostalgia dei panini di sorgo, quindi ordinò alla cucina di prepararne qualcuno. Quando furono pronti, li assaggiò e le sembrarono così disgustosi che per la rabbia ordinò di uccidere i cuochi. Altri cuochi, terrorizzati, si riunirono per cercare una soluzione. Un vecchio cuoco ebbe un’idea: “Proviamo a preparare panini più piccoli, che pesano mezz’etto ciascuno, con la farina di castagna e con lo zucchero, vediamo se le piacciono.” Tutti furono d’accordo.

Questi panini erano bellissimi ed erano anche buonissimi. Quando Cixi li assaggiò, fu molto contenta e disse: “Finalmente ho ritrovato i panini che mangiai durante l’esilio!” La notizia arrivò alla cucina, i cuochi tirarono un respiro di sollievo. Da allora, la Cucina Reale divenne sempre più famosa. Adesso, i panini del Ristorante Fangshan sono fatti con la farina di granturco e con lo zucchero, sono molto raffinati ed il sapore somiglia molto a quello dei panini fatti con la farina di castagna.

L’imperatore Qianlong e gli spinaci al doufu
Una leggenda dice che quando l’Imperatore Qianlong si recò a sud per la quarta volta, mise i panini di un commerciante e arrivò nella campagna di Chunchangyang, a nord della Provincia del Fujian. Attratto dalla bellezza della natura, e si dimenticò dell’appuntamento con le guardie, così si perse nei campi. 
L'imperatore Quianlong

Era l’ora di pranzo e stava tornando indietro. I contadini stavano preparando il pranzo. La fame lo costrinse a chiedere di accomodarsi a tavola. Il profumo della cucina veniva da una casa vicina, Qianlong bussò alla porta e vide una signora che stava cucinando qualcosa. Alla vista di quest’uomo vestito da ricco commerciante, l’anziana signora lo invitò subito a pranzo. L’imperatore mangiò con gusto una pietanza a quattro colori, giallo, verde, rosso e bianco. Pensò che quello fosse il miglior piatto del mondo, quindi chiese all’anziana il nome di quella pietanza. La donna rispose scherzando: “Questo il piatto più famoso della mia famiglia, si chiama il pappagallo verde con la bocca rossa stampato d’oro e di giada bianca!”. Qianlong apprezzò molto anche il nome.

Tornato a Pechino, a Palazzo si vantò con tutti di aver assaggiato il piatto più famoso del sud. Il solo nominare “pappagallo verde con la bocca rossa stampato d’oro e di giada bianca” gli ricordava il meraviglioso gusto di quella pietanza. Le concubine non avevano mai provato questo piatto e tutte avevano voglia di assaggiarlo. Quindi, ordinò alla cucina di preparare questo piatto, che purtroppo i cuochi non seppero fare.

Allora ordinò ai suoi servitori di recarsi subito, in piena notte, nella campagna di Chunchangyang per trovare quell’anziana signora e portarla a Pechino. Quando la donna arrivò a Pechino era la vigilia del Capodanno Cinese, durante la notte preparò un piatto di spinaci con la radice rossa bolliti insieme al doufu fritto.

Il giorno dopo, all’alba del Capodanno, la pietanza fu portata sulla tavola del Banchetto della Riunificazione e apprezzata da tutti.

Etichetta e simbologia del cibo nella gastronomia cinese
Nel contesto tradizionele cinese, il cibo ha anche una funzione simbolica e sociale; il momento del pasto è fortemente codificato da norme di comportamento e da un ricco simbolismo. Non si tratta solo di nutrirsi, ma di manifestare rispetto, augurio o status. Ad esempio, il posto d’onore è sempre riservato all’ospite più anziano o più importante, e si inizia a mangiare solo dopo che costui ha preso il primo boccone. Le bacchette non vanno mai conficcate verticalmente nel riso, perché tale gesto richiama i bastoncini d’incenso usati nei funerali. Inoltre, molti cibi hanno significati beneauguranti: Servire pesce a Capodanno rappresenta abbondanza, poiché la parola “pesce” (鱼, yú) suona come “surplus”. Gli spaghetti lunghi vengono consumati nei compleanni per simboleggiare lunga vita, mentre i ravioli (jiaozi), la cui forma richiama i lingotti d’oro antichi, sono considerati auspici di ricchezza. A tavola, l’ordine di servizio, la posizione dei commensali e la scelta dei piatti seguono precisi codici di comportamento, che riflettono gerarchia e armonia sociale, principi fondamentali nella filosofia confuciana. Mangiare in Cina è, insomma, anche un gesto sociale e simbolico carico di rispetto, tradizione e auspici positivi.

Gastronomia e spiritualità
La cucina cinese è anche permeata da una profonda spiritualità, che si riflette nel modo in cui i piatti vengono preparati e consumati durante le ricorrenze religiose o i riti ancestrali. Durante le cerimonie taoiste e buddiste, ad esempio, si preparano piatti vegetariani altamente simbolici, come il “piatto dei cinque colori”, che rappresenta l’equilibrio cosmico. Nei templi buddisti, la cucina vegetariana segue regole severe, non solo escludendo la carne ma anche l’aglio e la cipolla, considerati alimenti che disturbano la meditazione. Inoltre, durante il Qingming (la Festa dei Morti), si portano cibi rituali sulle tombe degli antenati, a testimonianza del legame indissolubile tra nutrimento, memoria e devozione.

La gastronomia cinese, con la sua storia millenaria, il suo rigore tecnico e la sua ricchezza culturale, rappresenta una delle espressioni più affascinanti della civiltà orientale. Non si tratta solo di cucinare o nutrirsi, ma di un vero e proprio linguaggio fatto di sapori, forme, colori, simboli e significati. L'equilibrio tra estetica, salute, armonia e tradizione fa della cucina cinese un patrimonio vivente, capace di evolvere nel tempo senza perdere le sue radici profonde. Conoscere questa cucina significa quindi entrare in contatto con una visione del mondo, in cui il gusto si intreccia con la filosofia, la medicina e l’arte del vivere.

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